LA BIBLIOTECA HERTZIANA, l'ARCHITETTURA CELATA




La gola infernale, che un tempo dava accesso al giardino segreto del Palazzetto, una volta varcata la soglia, oggi accoglie lo spazio della Biblioteca Hertziana, nata dal progetto vincitore di Juan Navarro Baldeweg di un concorso internazionale del 1995. 
L’opera dell’architetto basco è un vertiginoso pozzo di luce, una voragine luminosa dall’impianto trapezoidale che ne attraversa verticalmente lo spazio. Intorno al grande patio centrale, in acciaio e vetro, su tre lati si sviluppano le sale letture e consultazione, rivolte su Via Gregoriana, silenziosa e aperta sul panorama della città, mentre sul quarto lato, il deposito libri su Via Sistina, chiusa e trafficata.  
La tecnologia vetrata del patio è una struttura sospesa dove il sistema di montanti e traversi d’acciaio che la compongono è pensato come le dita di una mano che dall’alto sostengono il peso delle partiture vetrate; un diaframma consistente in grado di contenere percettivamente la compressione dello spazio a tutt’altezza e l’immaterialità percettiva dell’antico vuoto cinquecentesco.  Le dita e i grandi vetri che intagliano la corte non sono solo il fulcro espressivo del progetto ma la loro disposizione, il loro orientamento sono frutto di uno studio approfondito, in grado di ricreare e amplificare il loro ruolo di macchina barocca per l’uso e la diffusione della luce. 
“Luz es materia”dice Baldweg.
Luce, che si diffonde per rifrazione in maniera morbida all’interno delle sale lettura dal paramento murario inclinato, unica facciata solida della corte che evita che la luce diretta del sole penetri nei depositi librari posti dietro di esso e funge allo stesso tempo da cortina acustica mediante l’impiego di mattoni (coperti con una scialbatura di calce naturale).
Intorno al pozzo di luce si conformano i ballatoi digradanti, con i quali l’architetto rende ideale omaggio ai terrazzamenti che modellavano gli “Horti Luculliani”, i sontuosi e opulenti giardini della villa di Lucullo, sorta sulle pendici del Pincio, i cui resti sono stati riportati alla luce nelle viscere dell’edificio.  
Di fatti lo scavo archeologico è stato reso possibile grazie alla sofisticata soluzione del piano trave, su cui si imposta tutta la struttura in elevato di cinque piani della biblioteca. Un ponte nel sottosuolo della città eterna impostato su micropali di fondazione (con profondità  variabili dai 35 ai 50 m) in corrispondenza delle facciate storiche , con sei travi di calcestruzzo precompresso e quattro travi di irrigidimento trasversali per un’altezza di 3 m, a cui si appende un ulteriore piano per il deposito libri con vetrate aperte sui resti archeologici.  
Una geniale macchina statica.  

L’organismo di luce della biblioteca, è un architettura nascosta, silente nel cuore del centro storico di Roma, dove non si ha la percezione dell’inserto contemporaneo, perfettamente schermato da quella facciata storica dove le fauci del mostro di Zuccari invitano ancora una volta il visitatore a vedere cosa si cela e a varcare la soglia.

Il mascherone infernale


                                                 I ballatoi digradanti delle sale lettura





                                                                    Il pozzo di luce




Sezione trasversale dell'edificio con indicazione della soluzione strutturale e fondale. Fonte www. biblhertz.it



                                               La collezione della biblioteca

                                                         La trasparenza e la materia*

Il patio centrale e l'antico vuoto cinquecentesco




                                               Vista sulla città di Roma dalla terrazza


*Foto Eljor Kerciku, da L. Cardellicchio "La nuova biblioteca Hertziana, l'architettura e la sua costruzione", Aracne, Roma, 2015.



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